I treni che non ritornano

“Avete presente il treno per Darjeeling? L’Italia è come quel treno, pieno di storia, sfarzoso nello stile, così tremendamente anacronistico. Sicuramente affascinante”

 

L’alfabetizzazione digitale non consiste nell’apprendere l’utilizzo di una nuova tecnologia o dispositivo. All’interno di una impresa che voglia sposare il modello di Industria 4.0 il ruolo delle competenze diventa fondamentale. L’utilizzo di tecnologie abilitanti di nuova generazione richiede competenze tecniche specifiche. La complessità dei processi produttivi e i modelli organizzativi richiedono competenze trasversali nuove. Tutte queste esigenze richiedono una gestione ordinata, mediante la costruzione e l’adozione di specifici modelli attraverso il comportamento risultante dalla performance svolta in un particolare contesto di lavoro. In altri termini, un modello di competenze è “un set di competenze che include i comportamenti chiave richiesti per una performance eccellente in un ruolo particolare”. Questo concetto ben si sposa con l’Industria 4.0 perché identifica le competenze necessarie non unicamente con un assetto di capacità che sono richieste per svolgere un determinato compito, ma le identifica con un approccio che si gioca sull’eccellenza.

E l’alto livello di competitività per una impresa che vuole muoversi ai vertici del mercato rende necessaria proprio la tensione all’eccellenza.

Uno dei principali elementi di forza del modello di competenze come strumento di classificazione delle skills necessarie per i diversi livelli (singolo, gruppo, organizzazione) è che viene costruito aderente alla singola impresa (o talvolta al gruppo). Questo consente un vantaggio nel contesto di Industria 4.0 in cui è fondamentale la specificità delle realtà produttive, che si realizza attraverso il particolare utilizzo delle tecnologie disponibili e la personalizzazione di prodotti e servizi. Si tratta di una scelta preferibile all’interno di realtà strutturate medio-grandi, in quanto contribuisce a sensibilizzare il management al tema e al valore della modellizzazione delle competenze, poiché ne riconosce in primo luogo il vantaggio per sé e quindi è più disposto ad investire in tal senso.

Le competenze non sono tutte uguali ma prendono declinazioni e sfumature diverse a seconda degli obiettivi e della strategia aziendale. Una competenza informatica, ad esempio relativa a un determinato linguaggio di programmazione, può essere utilizzata con finalità differenti a seconda degli obiettivi e del modello di business dell’impresa. Tale considerazione si applica anche a competenze relative a tecnologie più recenti tipicamente afferenti a Industria 4.0, come l’Internet of Things. Una volta stabiliti gli obiettivi che devono orientare le competenze, si individuano quelle fondamentali che servono per raggiungerli all’interno dei singoli ruoli, sia relativamente agli aspetti tecnici che a quelli trasversali . Alla luce di questo è quindi possibile verificare nella pratica quali sono i comportamenti di tipo tecnico (conoscenza tecnica, esperienza tecnica, competenze tecniche) e quelli legati a competenze trasversali (conoscenze, competenze, abilità, caratteristiche personali) per individuare gli indicatori di comportamento, valutarli e verificare in che misura sono in linea con la strategia e gli obiettivi dell’impresa. Tutto questo serve per individuare quali sono i comportamenti e le azioni concrete dei collaboratori che più contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi, rendendo quindi concreto e verificabile il valore delle competenze.

Il valore di questo modello all’interno delle dinamiche di Industria 4.0 risiede anche nel fatto che si tratta di un modello evolutivo, che non viene definito una volta per tutte, ma che è in grado, fondandosi sui comportamenti e sulle performance in relazione agli obiettivi aziendali, di adattarsi a seconda dei cambiamenti che intervengono nell’ambiente di produzione come conseguenza di innovazione tecnologica o di rapporti con consumatori e/o competitor.

Se volessimo tenere conto delle considerazioni accademiche e dei contorni di evoluzione industriale nei quali dovrebbero calarsi tali competenze, preparazioni e professionalità di precisa connotazione, avremmo la possibilità di stabilire un dialogo di natura tecnico commerciale di ampia e condivisa comprensione. Non a caso oggi si lamenta l’assenza di oltre 100 mila periti, una vaga indicazione che meglio definisce l’assenza di interlocutori idonei tra le aziende e chi fornisce tecnologia e soluzioni mettendo gli imprenditori tra le conferenze che proiettano il futuro e la ricerca di soluzioni nell’immediato senza alcuna visione di project management per un percorso più ampio di sviluppo ( salvo rare ed illuminate eccezioni ).

In questa realtà si dovrebbe calare il ruolo del business intelligence analyst per i processi di integrazione in ambito lean process manufacturing e manufacturing execution system.

Quella che doveva essere un’occasione di rilancio per rinnovate condizioni di competitività con miglioramento dei processi di lean process manufacturing e manufacturing execution system, favorendo altresì una diversa consapevolezze e sviluppo culturale più adatto alle nuove sfide, per i più è stato uno sterile strumento di ammortamento fiscale teso all’acquisto di nuove macchine utensili e centri di lavoro senza alcuna attenzione allo sviluppo di un core industriale quale nuovo eco sistema entro il quale conglomerare dati e processi produttivi. Abbiamo assistito nel corso dell’anno a molte iniziative di confindustria sponsorizzate da diversi vendors tese all’evangelizzazione dei processi e percorsi industria 4.0 . Al di là delle promesse e delle slides che vedono sale sempre più vuote mentre i soliti conduttori si affannano ad illustrare i vantaggi di tecnologie chiedendo agli imprenditori di investire in fiducia pagandone lo sviluppo, senza una previsione reale dei vantaggi a fronte della certezza delle spese, la realtà è che nessuno è in grado di fare toccare con mano al cliente le condizioni richieste nel passaggio da analogico a digitale. Per molti il concetto di comunicazione bidirezionale del dato, requisito fondamentale per le clausole di iper ammortamento, viene scambiato con banali connessioni punto-punto che, se da un lato sono in grado di veicolare un comando, non sono comunque in grado di assicurare lo scambio richiesto del dato unitamente alle informazioni di processo dopo la fase di esecuzione.

La macchina è collegata alla rete e scambia file di log? Si, bene, avete le condizioni per l’iperammortamento.

Purtroppo non è una barzelletta da bar ma in molti casi il triste limite della nostra cultura di impresa.

 

 


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